A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Questa e' la dedicazione completa della chiesa sita in Via Ennio all'angolo con via Lattanzio, come spicca nella lunetta del nuovo portale recentemente installato; vediamo quale fu la sua origine, e quale storia la precedette.
Nel 1571, a Lepanto, nel corso di una storica battaglia navale tra turchi e cristiani, questi ultimi, guidati tra gli altri da Marcantonio Colonna, avevano sbaragliato la flotta orientale. Rientrata a Milano, una schiera di prodi, reduci dalla battaglia, decise di erigere una chiesina agreste nella campagna che si stendeva oltre Porta Orientale e ivi la costrui'; in essa, in ricordo della Terra Santa, fu raffigurato un piccolo calvario.
Il 27 ottobre 1576, in sostituzione di questa cappella assai angusta, fu eretta una chiesa parrocchiale chiamata Santa Maria e San Nazaro in Loco Calvairati. La denominazione Calvairate e' certo che deriva da questa antica cappellina, perche' in cio' concordano tutti gli storici.
"Calvairate era detto Mons Calvarius per esservi una cappella in poggio, entro cui vedevasi, in terracotta, effigiato il calvario".
La nuova chiesa parrocchiale fu fatta erigere da San Carlo e da lui consacrata nel maggio 1581. Fu ampliata, perche' insufficiente, verso il 1740. Nonostante cio', la chiesa continuava a non avere capacita' sufficiente, e cosi' si arrivo' alla costruzione della prepositurale di Santa Maria del Suffragio.
Il nuovo piano regolatore e il crescente sviluppo periferico della citta' richiedevano l'ampliamento o la demolizione della chiesa esistente; purtroppo, prevalse questo secondo "partito"; per cui il popolo milanese, dovendo trasportare la parrocchia, ripenso' alle origini di Santa Maria di Calvairate, come abbiamo visto legate alla battaglia di Lepanto, e volle un nuovo maestoso tempio dedicato al pontefice di quella vittoriosa impresa: San Pio V. Non fu probabilmente
estraneo alla scelta il fatto che anche il pontefice dell'epoca avesse scelto il nome di Pio (XI). La prima domenica di febbraio del 1927 fu posta la prima pietra della nuova costruzione; i lavori proseguirono per merito dell'infaticabile prevosto Don Ermenegildo Rognoni, sul progetto dell'architetto Enrico Mariani.
Leggiamo insieme la descrizione che ne fa il Ponzoni, nel libro "Le chiese di Milano", scritto durante i lavori di costruzione della chiesa, tanto che di alcune parti parla al futuro, non essendo all'epoca ancora ultimate:
"La costruzione si innalza sopra una pianta basilicale ben chiusa ed equilibrata; ha tre navate con relative absidi, con cupola centrale davanti l'abside mediana, che protegge l'altar maggiore il quale dovra' essere raccolto sotto un elegante ciborio. Le navate laterali hanno i muri chiusi, ma dovranno essere sfondati a forma di absidiole, per accogliervi gli altari secondari i quali saranno tutti dedicati a Pontefici Santi e ognuno avra' lo stile caratteristico del tempo in cui visse il Santo a cui s'intitolera', per quanto studiati in modo da non suscitare squilibri e disarmonie nell'assieme. Le sacristie, il campanile (per ora ancora in votis) col portico d'accesso, segneranno leggermente un'espansione sui lati chiusi a indicare all'esterno un transetto.
Sotto la chiesa, per tutta la sua estensione, vi e' un sotterraneo, luminoso ed aerato, che offre la possibilita' di essere adibito come chiesa jemale e da' il vantaggio di preservare il tempio da ogni umidita'; sull'altare di questa cripta e' posto in venerazione l'antico gruppo della Pieta', in terracotta, trasportato dalla demolita chiesa.".
Oggi la chiesa si presenta come una basilica a tre navate, divise in quattro campate, che danno alla costruzione un'aria maestosa; il motivo dominante e' l'arco a pieno centro, il cui tipo di costruzione ricorda la piu' celebri asiliche. Nelle navate laterali si trovano le absidiole murate, in cui sono stati realizzati altari dedicati a vari Santi, tra cui e' notevole quello dedicato a San Pio V, raffigurato in un mosaico rappresentante la battaglia di epanto; si sono ivi mantenute altresi' due cappelle, l'una dedicata alla Vergine e l'altra al Salvatore, i cui sfondi sono rivestiti da mosaici e illeggiadriti da finestrelle con vetrate policrome.
Anche l'abside e' rivestita da un mosaico a fondo d'oro, che nella mente del progettista doveva richiamare il San Marco di Venezia e il San Vitale di Ravenna. Completano la struttura la sacrestia, il campanile e il portico d'accesso, in cui e' sito il fonte battesimale impreziosito da un elegante mosaico, rappresentante il Battesimo di Gesu' nel Giordano, opera di Secondo Sgorlon su disegno di Antonio Soncini.
La chiesa, lunga in totale 57 metri e larga 24, fu costruita completamente in mattone, escludendo qualsiasi ricorso al cemento armato, cosa inusitata ai tempi,e che le ha assicurato l'armonia tipica di quel rosso che cosi' ben si staglia sul cielo azzurro di Lombardia.