Stadio e Museo di San Siro
A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nella zona ovest della città si trova, famoso in tutto il mondo come "La Scala del calcio", lo stadio dedicato a Giuseppe Meazza, ma che tutti continuano a chimare "San Siro". Esso sorge nei pressi dell'ippodromo del galoppo, tuttora funzionante e arricchito da alcuni decenni dalla statua equestre del "Cavallo di Leonardo", e dell'antico ippodromo del trotto, trasferto altrove da alcuni anni.
La denominazione relativa a San Siro si deve al fatto che l'impianto sportivo sorge in un'area che, all'epoca della costruzione, faceva capo al borgo di San Siro (ne è un ricordo la chiesa di San Siro alla Vepra), che si espandeva ad est di quella che si chiamava all'epoca piazza Ippodromo (oggi piazzale Lotto). Il borgo di San Siro faceva parte del Comune dei Corpi Santi di Milano, assorbiti a Milano nel 1873, ma il toponimo era sopravvistssuto ed è giunto fino ai giorni nostri, proprio grazie allo stadio, all'ippodromo e alla citata chiesa.
La vicenda dello stadio nacque nel 1925, quando il Presidente del Milan, Piero Pirelli, si rese promotore della costruzione di uno stadio calcistico nelle vicinanze del neonato Ippodromo per il Trotto. La struttura, costruita a spese di Piero Pirelli e progettata dall'ingegnere Alberto Cugini e dall'architetto Ulisse Stacchini, era composta da quattro tribune rettilinee, una delle quali parzialmente coperta, e poteva ospitare fino a 35.000 spettatori.
Lo stadio fu inaugurato il 19 settembre 1926 con un'amichevole tra Inter e Milan, mentre la prima partita ufficiale si disputò qualche settimana più tardi, il 3 ottobre, in occasione della gara d'esordio del Milan nella stagione 1926-1927 contro la Sampierdarenese.
Il Comune di Milano, dopo aver acquistato lo stadio, avviò nel 1935 una prima operazione di ampliamento che diede luogo alla costruzione di quattro curve di raccordo tra le tribune e all’incremento della capienza delle due tribune di testata: la chiusura dei lavori, curati dall’ingegner Bertera e dall’architetto Perlasca, restituì ai milanesi uno stadio da 55.000 posti.
Dall'ottobre del 1941 al giugno del 1945, a causa del secondo conflitto bellico, il Milan lasciò temporaneamente San Siro per trasferirsi all'Arena Civica: l'impianto era infatti difficilmente raggiungibile dai tifosi per via della penuria di energia elettrica, che era indispensabile per far funzionare i tram che portavano i simpatizzanti rossoneri allo stadio. Anche se era nato per ospitare solo le partite casalinghe del Milan, a partire dalla stagione 1947-1948 lo stadio divenne il “campo di casa” anche per l’Inter.
Il secondo ampliamento, su progetto dell’ingegnere Ferruccio Calzolari e dell’architetto Armando Ronca, produsse nel 1955 una drastica trasformazione: venne infatti realizzata una struttura portante per un secondo anello di tribune che sovrastassero, e in parte coprissero, le vecchie tribune. La capienza totale salì così a 100.000 spettatori; in seguito, provvedimenti dettati dalla sicurezza ridussero i posti ad 85.000, suddivisi tra posti in piedi e posti a sedere (circa 60.000). L’immagine architettonica dello stadio venne ammodernata dalle rampe elicoidali di accesso al secondo anello.
I lavori per la realizzazione dell’impianto di illuminazione notturna per le partite risalgono al 1957 e dieci anni più tardi, nel 1967, venne installato il tabellone luminoso elettronico.
Nel 1980, questo impianto sportivo venne intitolato alla memoria del calciatore Giuseppe Meazza, che aveva militato tanto nell’Inter come nel Milan e quindi simboleggiava bene entrambe le squadre; tra l'altro, Meazza era stato due volte Campione del Mondo con la Nazionale, e quindi era anche un simbolo del calcio italiano.
In occasione della Coppa del Mondo di calcio del 1990, dopo aver accantonato l’idea della costruzione di un nuovo impianto, il Comune di Milano decise di dare inizio a un profondo rinnovamento dello stadio. Si optò per la progettazione di una soluzione architettonica innovativa, attraverso la costruzione di un terzo anello e la copertura di tutti i posti a sedere. Il progetto, firmato dagli architetti Giancarlo Ragazzi e Enrico Hoffer e dall’ingegnere Leo Finzi, prevedeva infatti sostegni autonomi, disposti attorno allo stadio esistente, su cui poter appoggiare il nuovo anello.
Vennero così realizzate undici torri cilindriche in cemento armato che ancora oggi danno accesso alle gradinate; quattro di queste, oltre a contenere vari locali di servizio, fungono da sostegno alle travi reticolari di copertura.
L’8 giugno 1990 lo stadio ospitò Argentina–Camerun, match di apertura dei Campionati del Mondo.
In seguito venne sostituito il manto erboso con un tappeto misto e la capienza venne ridotta a 80.000 posti, ma non mutò la struttura.
Lo stadio ospita anche un museo: il Museo di San Siro, il primo museo italiano all'interno di uno stadio, racconta infatti la storia di F.C. Inter e A.C. Milan attraverso una collezione di cimeli unici: magliette autentiche, trofei, scarpe da calcio e oggetti d'arte che sono entrati nella leggenda del calcio, ma soprattutto nel cuore dei fan di tutte le generazioni.
Sia lo stadio che il museo sono visitabili tramite tour guidati (a pagamento).