A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Sita nell’omonima via, nei pressi dell’Università Statale, questa chiesa, dopo essere stata per lungo tempo chiusa, è oggi visitabile grazie ai volontari del programma “Aperti per voi” del Touring Club Italiano, e si rivela una spettacolare raccolta di opere d’arte,.
Le origini di questo complesso eccelesiastico sorto, pare, su un tempio risalente al IV secolo, e che include anche due chiostri, risalgono alla prima metà del XIII secolo, quando gli Antoniani vennero chiamati da Vienne (Francia) a reggere l’ospedale fondato sull’area attuale della chiesa e destinato alla cura del “Fuoco di Sant’Antonio”.
Nel 1439 venne costruita la prima chiesa, di cui però rimane unicamente il campanile: nel 1584, infatti, l’architetto Dionigi Campazzo venne incaricato della ricostruzione della chiesa, inglobando l’antica e ampliandola sino ad occupare la piazza antistante.
Nel frattempo, per impulso dei Trivulzio, commendatari da quando nel 1452 le funzioni mediche erano state trasferite al neofondato Ospedale Maggiore e fino a che nel 1577 il complesso venne assegnato all’ordine dei Teatini, alla chiesa erano stati aggiunti due chiostri in stile bramantesco.
La chiesa aveva così raggiunto la sua struttura definitiva, e nel Seicento si provvide anche al completamento della decorazione interna. Dopo un parziale declino nel Settecento, la soppressione degli ordini voluta da Napoleone nel 1798 portò alla chiusura e alla trasformazione dell’edificio in magazzino militare, con gravi danni agli arredi e alle pitture, per rimediare ai quali nel 1832 vennero eseguiti lavori di ripristino, che inclusero anche il rifacimento della facciata in stile tardo neoclassico ad opera di Giuseppe Tazzini.
Il primo restauro generale dela chiesa (e del convento, che era diventato sede della Guardia Nazionale e in seguito, con gli austriaci, del Tribunale Militare) avvenne però solo nel 1903, e fu guidato da Luca Beltrami e Cesare Nava.
Accingendosi ad una visita, si nota che la facciata è a capanna, composta da due ordini sovrapposti suddivisi da un alto cornicione idealmente sorretto da lesene ioniche. Nell'ordine inferiore, ai lati del portale, si trovano quattro nicchie, due per lato, contenenti le statue raffiguranti, da sinistra, i santi Gaetano Thiene, Nicolao, Antonio Abate e Andrea Avellino; nell'ordine superiore invece si apre una grande finestra a lunetta.
A sinistra dell'ingresso della chiesa si trova l'ex convento dei Teatini, con un chiostro del XVI secolo dotato di un doppio loggiato su colonne, splendidamente bordato in cotto.
L'interno della chiesa è a croce latina, con una sola navata avente tre cappelle per lato, un transetto poco profondo ed un’abside a pianta rettangolare.
Percorrendo il lato destro, nella prima cappella si trova una tela di Camillo Procaccini, mentre la seconda, dedicata a Sant’Andrea Avellino, ospita una notevole pala d’altare di Francesco Cairo; la terza infine, detta ”dell’Immacolata”, contiene un seicentesco altare in marmo, due sculture di Giuseppe Rusnati e dipinti di Bernardino Campi e Ambrogio Figino.
Il transetto adiacente ospita la cappella dell’Ascensione, eretta nel 1610 e decorata ad affresco da Tanzio da Varallo; vi si trovano inoltre tele del Malosso, del Cerano, del Fiorentino, del Carracci e del Morazzone.
Superato il presbiterio, che ospita tele di Camillo Procaccini e Carlo Cane, si giunge al transetto sinistro, che ospita la Cappella delle Reliquie, le quali sono nasoste dietro il dipinto copia settecentesca di un’opera di Palma il Giovane.
Sul lato sinistro, tornando verso l’uscita , sono degne di nota le sculture di Rusnati e la pala del Cerano (cappella di mezzo) e la cappella detta “dell’Annunciata”, risalente al 1612: in essa si trovano tre tele di Giulio Cesare Procaccini che costituiscono altrettanti capolavori: “Annuciazione”, “Visitazione” e “ Fuga in Egitto”, oltre alla tempera sulla volta e al quadro con gli Angeli, sempre dello stesso autore.
Sulla cantoria lignea in controfacciata si trova l'organo a canne costruito da Livio Tornaghi nel 1865 in sostituzione di un precedente organo del 1806 opera di Paolo Chiesa e restaurato da Giovanni Bernasconi alla fine del XIX secolo e dall’azienda Inzoli nel 2006. Gli affreschi delle volte della navata e del transetto, infine, sono opera dei fratelli Giovanni e Giovanni Battista Carlone e furono realizzati nel 1631
Indicazioni: la chiesa si raggiunge a piedi imboccando da via Larga la via Sant’Antonio.