La Chiesa di Sant'Andrea (parte I)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Proseguo l'esplorazione di quanto si trova ai confini della... zona 4 esaminando una chiesa a pochi metri dall'Arco di Porta Romana, che ben conosco, per essere stata la mia parrocchia fin da quando mi trasferii in questa zona della città nel 1962: Sant'Andrea.
Va detto subito che la dedicazione della chiesa ci comunica una parte della sua storia: la parrocchia si chiama infatti San Rocco in Sant'Andrea, e fa riferimento alla vecchia chiesa di San Rocco, che sorgeva poco discosto. Questo edificio, infatti, era originariamente ubicato all'interno delle mura spagnole, al termine del corso di Porta Romana, quasi sotto i bastioni, e divenne parrocchia nel 1616 sotto San Carlo Borromeo; essa fu però soppressa nel 1786 e la chiesa fu in seguito distrutta.
La nuova parrocchia, che ereditò il nome di San Rocco, fu allora ricostituita il 19 aprile 1791, mentre la data di costruzione dell'edificio risaliva probabilmente al 1677. Edificata per volontà di due nobili milanesi in memoria di cinque sacerdoti e dei morti di peste del 1630, essa prospettava sull'attuale viale Sabotino all'imbocco dell'attuale via Agnesi (il che spiega lo strano slargo triangolare tuttora visibile sul viale), e delimitava il foppone di San Rocco (o cimitero di Porta Romana). La chiesa era dedicata ai Santi Aquilino, Carlo e Rocco, e proprio a quest'ultimo santo era stato affidato il compito d'impedire l'ingresso della peste: per questo motivo era stato affrescato insieme a San Sebastiano nel portichetto di facciata.
Alle spalle si estendeva un cimitero quadrangolare, il "Foppone" di Porta Romana, che arrivava fino all'attuale edificio di via Crema ed allo spartitraffico antistante, tanto che ancora negli scorsi anni '60, durante uno scavo, vennero alla luce alcune ossa di defunti. Il cimitero, da cui l'intero quartiere prese il nome, ormai desueto, di "fopponino" fu consacrato nel 1786 e chiuso nel 1826, poi riaperto e chiuso definitivamente nel 1870; nel 1879 esso ospitò la gara di tiro al bersaglio organizzata in aiuto dei paesi inondati dal Po. L'anno successivo venne venduto e frazionato nelle vie Agnesi, Crema e Giulio Romano, trasformandosi così, dopo la raccolta delle spoglie, in una distesa di campi, fino a quando non fu inserito nel Piano Regolatore di Cesare Beruto, e venne costruita la nuova chiesa, ossia l'edificio attuale. La vecchia chiesa invece sopravvisse, seppure trasformata in autorimessa, fino agli anni successivi alla seconda guerra mondiale, nei quali fu demolita. Va ricordato che dal campanile della vecchia chiesa, durante le 5 Giornate, gli insorti suonarono a martello le campane per aizzare il popolo alla rivolta, mentre dalle cascine adiacenti scariche di fucile partivano verso gli austriaci appostati sul bastione.

Venendo allora all'attuale costruzione, la prima pietra fu posta nel 1900, sotto la direzione del progettista, l'ingegner Cesare Nava. Dopo un paio d'anni l’edificio fu portato quasi a compimento, e la consacrazione avvenne nel 1904, ad opera del Cardinal Ferrari, allora Arcivescovo di Milano, per quanto mancassero ancora la pavimentazione, la facciata, il campanile, gli arredi fissi: si poteva celebrare e pian piano quanto mancava poteva essere aggiunto man mano che si sarebbero resi disponibili i fondi. Il campanile, ad esempio, fu aggiunto nel 1914 su progetto di Eugenio Crespi.
Per quanto riguarda la facciata, essa fu compiuta nel 1987, come riportato sulla lapide in essa inserita, e seguì il disegno originario; altri lavori erano però continuati a più riprese nel periodo intercorrente: ad esempio la pavimentazione del presbiterio venne rifatta nel 1980 (in marmo Botticino e Nero Occhiolino) e nel 1982 venne rivista la copertura in coppi del tetto.
La fabbrica di questa chiesa ha dunque attraversato il periodo critico in cui l’approccio formale al progetto della chiesa è radicalmente cambiato, con l’accettazione del modello sancito negli anni Sessanta dal Concilio Vaticano II, e resta come esempio di chiesa contemporanea realizzata secondo i canoni preconciliari.
Prima di chiudere l'excursus storico vale la pena di ricordare almeno due delle figure transitate da questa parrocchia: la prima è quella di Monsignor Luigi Pessina, prete in questa parrocchia per circa 55 anni, prima come coadiutore dell'oratorio e poi come parroco, che diede una forte impronta al modello educativo di un ambiente da cui sarebbero poi uscite tante figure professionali in vari campi. La seconda persona da ricordare è Sua Eccellenza Monsignor Giacomo Biffi, Arcivescovo Emerito di Bologna, che a Sant'Andrea fu parroco per diversi anni.
Nel prossimo articolo ci occuperemo delle numerose opere d'arte custodite in questa chiesa.