A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Inizio l'esplorazione di quanto di trova ai confini della... zona 4 partendo da un monumento che a Milano gode di una certa rinomanza: la rotonda di via Besana.
Iniziamo subito dal nome: quello attuale, spesso storpiato (anche dalle istituzioni...) in "Rotonda della Besana", è in realtà quello da me indicato nel titolo, in quanto la cosiddetta "Besana" è in realtà il signor Enrico Besana, fervente garibaldino che, insieme a Giuseppe Finzi, fu direttore della sottoscrizione per la raccolta di un milione di fucili per Garibaldi, aperta negli ultimi mesi del 1859 a Milano; il fondo così costituito consentì di raccogliere denaro sufficiente per comprare armi, munizioni, equipaggiamenti e due navi, che a metà giugno 1860 raggiunsero la Sicilia, dove Garibaldi era sbarcato l'11 maggio con i suoi Mille; l'eroe dei due mondi indirizzò loro anche una lettera di ringraziamento il 5 maggio 1860.
Il nome di questo monumento fu in origine "Foppone dell'Ospedale Maggiore"; esso nacque infatti a partire dal 1695 in un terreno appena sotto le mura dei bastioni, "negli orti già appartenuti alla famiglia Stella", come foppone (cioè cimitero) per i morti della Ca' Granda.
Alla fine del XVII secolo, infatti, per questioni igienico-sanitarie, si avvertì la necessità di dotare la città di un sepolcreto recintato. Per questo scopo il Capitolo della Ca' Granda, l'Ospedale Maggiore di Milano, scelse il terreno esteso tra le siepi e le rogge a ridosso delle mura spagnole, tra Porta Romana e Porta Tosa.
Il primo progetto risale al 1698: l'autore fu Carlo Felice Raffagno, che prevedeva sobriamente un grande recinto con arcate in nudi mattoni.
Nel 1700 fu consacrata la Chiesa di San Michele ai Nuovi Sepolcri, a croce greca con cupola nascosta da un tiburio ottagonale, costruita da Attilio Arrigoni, ingegnere dell'Ospedale.
L'area sepolcrale (appunto, il foppone, cioè la grande fossa), si rivelò però ben presto inadeguata e nel 1713 furono affidate all'ingegner Carlo Francesco Raffagno la ristrutturazione della Chiesa e dei sepolcreti e la realizzazione di un ampio porticato con le cripte per le sepolture. I lavori iniziarono nel 1718 e per la chiesa furono portati a termine nel 1725, grazie ad un lascito testamentario di Giovan Battista Annoni, mentre quelli del portico terminarono nel 1732; Charles De Brosses nelle sue Lettere ai familiari (1739-1740) lo definì "il più bell'edificio di Milano".
L'area rimase in uso fino al 1782, quando l'Imperatore d'Austria Giuseppe II proibì le inumazioni in città. Sotto il pavimento del portico si estendevano profonde cripte destinate ai morti dell'ospedale, che in questo mezzo secolo avevano raggiunto le 150.000 unità.
Durante il dominio francese, a partire dal 1796, il complesso venne utilizzato come caserma di cavalleria, anche se nel 1809 Eugenio Beauharnais voleva farne il Pantheon del Regno Italico, un luogo cioè ove dare sepoltura agli uomini illustri d'Italia; ma motivi finanziari, legati alla caduta dell'impero di Napoleone, fecero accantonare il progetto, che era stato commissionato a Luigi Cagnola.
Con il ritorno degli austriaci, la chiesa venne riaperta al culto nel 1814, ma ben presto venne dedicata a tutt'altri usi che quello religioso: divenne infatti fienile, e, dopo il 1821, fu adibita a magazzino militare, deposito di merci in quarantena e scuderia dell'esercito austriaco, quando nel 1848 il complesso fu occupato dall'autorità militare; in quell'occasione vennero anche chiuso gli archi interni.
Nel 1858 l'Ospedale di Milano rientrò in possesso dell'edificio e lo convertì in cronicario e reparto d'isolamento per malattie contagiose, ricavando dalla chiusura degli archi una serie di stanzette contigue, ove alloggiarono quasi cinquemila ammalati in occasione dell'epidemia di vaiolo del 1870-71.
La rotonda fu in seguito (dal 1897 al 1910) destinata a sede della Quadreria della Ca' Granda (cioè la pinacoteca dei Benefattori dell'Ospedale Maggiore), e questo, dopo un riordino delle cripte (da cui furono estratti più di quindicimila scheletri), fu il suo uso protrattosi fino agli anni '30 del ventesimo secolo.
Siamo così giunti al secolo scorso, e termineremo l'excursus storico nel prossimo articolo, in cui esamineremo anche le caratteristiche artistiche di questo monumento.