A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Dopo aver velocemente passato in rassegna, nello scorso numero, le caratteristiche storiche di questo borgo, in questo articolo esploriamo un po’ più approfonditamente Quintosole e le cascine adiacenti.
Per raggiungere questo borgo occorre percorrere la via Ripamonti fin quasi alla fine, girando a destra nella via omonima subito dopo aver ricevuto da sinistra la via Sant’Arialdo, che conduce a Chiaravalle.
Percorsi meno di cento metri, sulla destra si nota una tipica trattoria di campagna, con un gradevole giardino posteriore; essa non è la sola. Superato l’incrocio dove una casa moderna ha sostituito quanto restava di un rustico ormai cadente, ed entrati nel borgo vero e proprio, infatti, sulla sinistra è visibile l’Osteria di Quintosole; che vi prese vita ai primi del ‘900 (1903). Entrambe ricordano le scampagnate fuori porta che tuttora si possono fare in quanto il borgo si presta anche a passeggiate tra i campi.
Nata inizialmente come luogo di mescita e vendita vini, l’Osteria sviluppò poi la sua attività come punto di ristoro e trattoria con prodotti tipici. Dal 1969 l’attività di ristorazione viene svolta nella vecchia stalla annessa, fino ad allora impiegata come magazzino. Nel 1970 i nuovi proprietari trasferirono qui la loro esperienza iniziata nel 1920 in Corso Genova, come emigrati Toscani, ed introdussero il “menù a prezzo fisso”, punto di forza del locale.
Nel 2000 infine il locale subì un’ulteriore ristrutturazione, con l’eliminazione del vecchio campo da bocce trasformato in giardino, il rifacimento della facciata e il restauro dell’antica osteria riportata allo splendore originario; vennero infatti riscoperti e messi in risalto gli antichi soffitti a cassettoni, e riportate alla luce le pareti anticamente fatte in pietra e mattoni, arricchite da arredi rustici quali torchi, botti in legno e antiche pese alimentari.
Tornati sulla strada, sulla destra invece notiamo la nuova parrocchiale, dedicata a Santa Maria Assunta in Quintosole, eretta negli anni ’30 del XX asecolo in stile neomedievale, nel cui giardino si erge un monumento ai caduti sotto forma di cappelletta.
Alle spalle di tutto ciò si erge la parrocchiale vecchia, secentesca (il campanile è però del 1925), il cui ingresso è protetto da un’edicola su due colonne, sormontata da un blocco di muratura che conteneva l’organo. Proseguendo sulla strada, suilla sinistra si trova la Casa Confalonieri, probabilmente medievale come la sua torre, su cui spicca uno scudo araldico di marmo bianco. Più avanti,.sulla destra, affiancato da una tettoia rustica che ricorda un abbeveratoio o un lavatoio, sorge un casino di caccia quattrocentesco, consistente iin un parallelepipedo a pianta quadrata a tre piani fuori terra, con fineste ogivali in parte rifatte e una cornice di cotto alla sommità.
Per completare l’excursus della zona, a questo punto possiamo ritornare sulla via Ripamonti, dove scorgiamo subito la mole della grande Cascina Guinzana, complesso appartenuto fino a pochi decenni fa ai Conti Greppi. Il nome deriverebbe da un lontanissimo proprietario del luogo, forse un Quinzio romano; il suo podere costituiva la componenete più robusta della parrocchia di Quintosole. Verso sud sono visibili ìe cascine Camporgnago e Camporgnaghino (i cui nomi potrebbero essere dispregiativi di “campo”), e Noverasco (dall’omonima frazione del comune di Opera, ed il cui nome potrebbe provenire da “Nuova Opera”).