A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Si tratta di uno dei polmoni verdi di maggiori dimensioni della nostra città, e si sviluppa nella sua parte est per un'estensione totale di circa 90 ettari di superficie.
Il Parco nacque nel 1936 su progetto dell'architetto Casiraghi, basato sull'idea di mantenere il paesaggio naturale lombardo, sfruttando sia la risorsa idrica che la vegetazione spontanea ivi presenti. Durante l'ultima Guerra però, il Parco fu devastato e il suo progetto originario letteralmente ridotto in ceneri dai milanesi, che, attanagliati dal gelido inverno del 1941, ne distrussero il patrimonio arboreo. Nel 1946 il Comune ne dispose la ricostruzione, realizzata nel corso degli anni '50-'60 con l'acquisizione anche di nuove aree.
Oggi il Parco è attraversato dalla tangenziale est che lo taglia in due parti, ma nonostante ciò conserva un piacevole aspetto campestre.
All'interno del parco sussistono tuttora numerosi insediamenti rurali, tra cui la cascina Biblioteca e il mulino Torrette, oltre agli edifici di San Gregorio (cascina, cassinetta e mulino).
La Cascina Biblioteca compare nel Catasto Teresiano che risale al 1754. Il nome deriva dal fatto che, a quel tempo, la Cascina era proprietà della Biblioteca Ambrosiana, alla quale il Cardinale Federico Borromeo l’aveva donata. Dalle attività agricole in essa svolte, la Biblioteca Ambrosiana traeva risorse per il proprio mantenimento. Nella mappa, risulta già definito l’impianto a corte chiusa, caratteristico delle cascine lombarde. Il Catasto ottocentesco mostra il consueto processo di completamento della corte, con la costruzione di edifici in sostituzione dei tratti di muro perimetrali precedenti.
Tra le cascine milanesi, la Cascina Biblioteca è uno degli esempi più chiari di tipologia a corte. Dei due corpi più antichi, uno conteneva la stalla ed il fienile e l’altro l’abitazione del fittabile. Un rustico delimita il lato ovest e a sud è posto il fabbricato che ospitava le abitazioni dei braccianti, che si affacciano sul ballatoio al piano superiore. La corte, nella tradizione lombarda, è il luogo dove si svolge la vita della cascina. Accanto agli uomini occupati nelle varie attività lavorative, ci sono le donne che aiutano, i vecchi che osservano e sorvegliano e i bambini che giocano. Socializzazione e disponibilità reciproca sono le regole naturali di convivenza. Questa atmosfera di solidarietà e di mutuo aiuto rassicura e rallegra, ci si sente non soli ad affrontare ansie e fatiche ma inseriti in un circuito umano dove si sa che c’è sempre qualcuno presente con animo generoso ed aperto.
Il Mulino Torrette è la più settentrionale di un gruppo di cascine insediate fin dal 1600 nella zona a est di Milano, lungo il corso del fiume Lambro, da cui il parco prende il nome. Compare nella carta seicentesca del Claricio ed è incluso nel Catasto teresiano: esso vi appare costituito da due corpi (detti in seguito "di destra" e "di sinistra") posti a cavallo di un ramo del Lambro confluente più a sud nella roggia Molina.
Dei due edifici posti simmetricamente sulle sponde della roggia, quello orientale conserva in buone condizioni la struttura di mulino, mentre quello occidentale è stato trasformato in abitazione. Il mulino rimasto, funzionante fino alla metà del secolo scorso, era in origine una struttura in legno, ricostruita nelle forme attuali verso la metà dell'Ottocento.
Un passaggio coperto porticato, a ponte sulla roggia, collega i due edifici; i corpi delle stalle definiscono l'area dell'aia.
Il Parco è inoltre attraversato, come detto, dal fiume Lambro. Questo corso d'acqua ha origine dalle Prealpi Lariane, tra i due bracci meridionali del Lago di Como. Esso nasce dal Monte Forcella a 1456 metri di altitudine, percorre la Vallassina e la Brianza, dopo aver attraversato il lago di Pusiano, e tocca Monza, Milano e Melegnano, per sfociare infine, dopo 130 chilometri di percorso, nel fiume Po, presso Orio Litta.
L'alveo principale del fiume Lambro si è formato durante l'era quaternaria e deriva dalla graduale evoluzione di una fitta rete di torrenti, che si sono fatti strada fra i depositi post-glaciali, incidendo la pianura in profondità, secondo ritmi variabili nel tempo.
Il fiume era famoso anche per la qualità delle sue acque. Nel 1300, Francesco Petrarca scrive dal castello di San Colombano ad un amico: "ai piedi del colle scorre il Lambro, un fiume non troppo largo, ma limpido e capace di sostenere barche di ordinaria grandezza".
Il Parco Lambro ha numerose entrate: quella più comoda da raggiungere si trova in via Feltre, a sud del parco.
L'entrata del Parco di via Feltre può essere raggiunta con la metropolitana 1 (rossa) scendendo a Loreto e ivi prendendo l'autobus 55.
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