A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nello scorso numero abbiamo percorso un itinerario monumentale all'interno della
nostra zona, prendendo come filo conduttore il percorso dell'autobus 62. Ci eravamo
lasciati al cospetto del monumento a San Francesco, situato in piazza Risorgimento,
di cui mi accingo a raccontarvi la storia.
Nel 1926, nell'imminenza del VII centenario della morte di San Francesco, fu
lanciata l'idea di un monumento imponente col quale solennizzare la ricorrenza, per
il quale si trovarono d'accordo sia le autorità civili che quelle militari.
Il protagonista di questa storia, Fra Cecilio (nato Pietro Antonio Cortinovis nel
1885, e morto il 10 aprile 1984, ed attualmente sepolto nell'adiacente Chiesa dei
Cappuccini), scrisse allora al Presidente del
Consiglio, Benito Mussolini, per avere 150 quintali di bronzo che sembravano essere
necessari alla realizzazione dell'opera. La risposta negativa e la lentezza da
parte di coloro che se ne erano resi responsabili gli suggerirono di interessarsene
personalmente da vicino, tanto da impegnarsi nella ricerca del benefattore.
Il frate allora fece una questua cittadina durante la quale visitò circa 10.000
portinerie per raccogliere il necessario per il finanziamento completo
dell'iniziativa. Il noto scultore Domenico Trentacoste di Firenze (maestro, tra gli
altri, di Marino Marini) offrì la sua collaborazione gratuita, "per amore di San
Francesco e dell'Ordine Francescano", chiedendo al povero questuante di posare come
modello per la realizzazione della statua; e Fra Cecilio, seppur titubante, accettò.
Il monumento fu dunque inaugurato il 28 ottobre 1927: si tratta di una statua
di bronzo, alta più di cinque metri, sorretta da un alto basamento, che ospita
nella parte bassa un interessante bassorilievo.
Per dirla con le parole dello scultore, la statua raffigura "San Francesco
che, dalla solitudine, dopo lunghe preghiere e penitenze, viene in mezzo al popolo
a braccia aperte in segno di accoglienza, come se volesse abbracciare l’intera
città. Con una mano benedice, con l’altra fa cenno di lasciare da parte le guerre
e, con il suo aspetto dolce e sereno, invita a tornare a Dio”.
Il Cardinale Tosi lo benedisse alla presenza di molte autorità e di moltissima
folla convenuta da varie parti per l'inaugurazione, tra cui un giornalista che
obiettò a Fra Cecilio che avrebbe preferito la costruzione di una chiesa. Fra
Cecilio allora gli fece notare "come in Milano vi siano molte chiese lasciate quasi
sempre vuote. Quindi era necessario che il Santo stesse in piazza, in mezzo alla
gente, e con la sua presenza amorevole riempisse le chiese che già esistono.”
Portiamoci a questo punto più all'esterno, perchè i monumenti, nella zona 4,
non sono un'esclusiva della sua parte centrale. Ad esempio, al Parco Alessandrini
si trova una scultura in ricordo del giudice ucciso nel 1980, che fu inaugurata
il 3 ottobre 1982; l'artista che l'ha realizzata è Andrea Cascella, autore tra le
tante opere anche del monumento dedicato a Mazzini e posto in piazza della
Repubblica a Milano.
Spostandoci un po' più a sud, sulla strada che da molti secoli porta da Milano
a Chiaravalle transitando per Nosedo, si trova una statua che dà il benvenuto ai
viandanti che percorrono questa strada da Chiaravalle a Milano.
Si tratta del "Signurun de Milan", posto in via San Dionigi, e qualche tempo fa
danneggiato da una benna e non ancora restaurato (ha perso una mano). Questa
statua del Cristo benedicente si appoggia su una terrazza che, un tempo, dava
sulla Vettabbietta, uno dei tanti corsi d'acqua della zona; una leggenda narra che
la statua sia stata proprio ripescata miracolosamente dal torrente.
Chiudiamo questa carrellata con il monumento dedicato ai caduti di Rogoredo,
sito nei giardinetti pubblici di quel borgo; l'autore Giancarlo Sangregorio, milanese,
allievo del succitato Marino Marini, ed autore di parecchie opere in stile
realista, tra cui l'"itinerario nel vuoto" in via Clerici a Milano, ha qui scolpito
nella roccia un trittico raffigurante la vicenda dell'uomo che sopravvive agli
orrori del conflitto.
Vi sono certamente altri monumenti in zona che non ho descritto in questi due
articoli, ma come detto fin dal principio lo scopo non era tanto quello di farne un
inventario, quanto quello di dimostrare come anche nella nostra zona, e a maggior
ragione nella città di Milano, i monumenti non manchino ma siano, piuttosto,
trascurati o ignorati.