Metanopoli, architettura esemplare (parte I)

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Alle porte di Milano, laddove la via Emilia lascia la Zona 4 alle ultime propaggini di Rogoredo, sorge Metanopoli, la “città del metano” voluta da Enrico Mattei per i lavoratori dell’Eni che a partire dagli anni '50 del XX secolo iniziarono a lavorare nei due nuovissimi palazzi di vetro, in una zona in cui allora c’erano solo risaie e campi di granturco. Concepita con criteri urbanistici d’avanguardia, essa ha mantenuto il suo aspetto originale, con case basse circondate da giardini e viali alberati.

La storia di Metanopoli ha origine alla fine degli anni Quaranta del Novecento, ed è legata allo sviluppo dell’industria petrolifera in Italia. Nel 1949 infatti Enrico Mattei assunse la direzione della SNAM, portando in breve l’azienda, dedicata all’incremento e alla gestione dei metanodotti, ad uno sviluppo tale da richiedere un centro di esercizio e manutenzione, oltre a una stazione di gas compresso da trazione nelle vicinanze di Milano. La scelta cadde sul territorio di San Donato Milanese, a metà strada fra le zone di estrazione del metano padano e gli altiforni di Sesto San Giovanni. Qui nel 1953 vennero quindi realizzate le basi di Metanopoli: la stazione di servizio Agip, dell’architetto Mario Bacciocchi, e il Complesso industriale Snam progettato dagli architetti Bacigalupo e Ratti.
Sorto il primo nucleo di realizzazioni legate alle attività produttive, Mattei si rese conto che l’afflusso di maestranze, impiegati e dirigenti, non era compatibile con la scarsità di alloggi in Milano, dovuta anche all’aumento della popolazione e alle ancora evidenti distruzioni belliche; decise così di concentrare in un unico luogo le attività direzionali e di gestione della Snam, e le abitazioni di operai, impiegati e dirigenti.
Il problema alloggi fu risolto incaricando l’architetto Mario Bacciocchi di progettare le prime case per i lavoratori; e mentre sorgevano gli edifici per il lavoro, vennero costruite di pari passo le case “a vita di vespa” di Vittorio Gandolfi, ruotate di 45 o 60 gradi rispetto alle vie; le palazzine a forma di “V” aperta disegnate da Nizzoli e Oliveri, che collaborarono anche con Annibale Fiocchi per le “case in linea”; e le “palazzine per dirigenti” caratterizzate da loggiati, progettate dal Bacciocchi.

Lungo la via Emilia si sviluppò così una collezione di pregiati esempi di architettura. Il 1° Palazzo Uffici, denominato “il castello di vetro”, fu progettato da Marcello Nizzoli (progettista anche della mitica "Lettera 22" Olivetti) e Giuseppe Mario Oliveri nel 1955 a forma esagonale e costruito tra il 1956 e il 1957 dallo stesso studio. Alto 14 piani, ricalca in pianta la struttura della molecola degli idrocarburi, cioè composta da corpi esagonali sovrapposti, coniugando estetica e funzionalità. Sulla sommità dell’edificio Piero Porcinai, uno dei più grandi paesaggisti del ‘900 italiano, progettò anche un giardino pensile sul quale affacciava, all’epoca, l’appartamento di Mattei.
Il 2° Palazzo Uffici fu edificato dagli architetti Bacigalupo e Ratti tra il 1959 e il 1960, ed è caratterizzato da una pianta stellare a tre bracci a forma di Y, e alto 15 piani.
Il 3° Palazzo Uffici fu costruito dal 1971 al 1973 su progetto dello studio Albini-Helg-Piva, a 5 piani, e si sviluppa secondo una pianta a crociera con uno dei quattro corpi leggermente più corto a causa del preesistente edificio della mensa. Esternamente si presenta caratterizzato da rivestimenti di colore rosso scuro, di materiale fino ad allora impiegato per la carenatura delle barche, elemento decorativo e funzionale al tempo stesso.
Il 4° Palazzo Uffici venne realizzato nel 1984 dallo studio di architettura associato Bacigalupo–Ratti. La pianta del palazzo è formata da due volumi a “L” , con facciata in calcestruzzo, esaltata dalla ricchezza della vegetazione circostante.
Il 5° Palazzo Uffici infine fu realizzato alla fine degli anni ’80 da Gabetti e Isola: seguendo il motto del bando “I giardini di…”, si configura come un corpo a gradoni in cui gli elementi tubolari verdi (decorativi e funzionali, dato che servono anche alla gestione delle acque pluviali) e le vetrature in nuance ben si sposano con le terrazze-giardino. Tra i due corpi di fabbrica disposti ad anfiteatro si trova un piccolo parco con laghetto.
Più recentemente, nella stessa area, è sorto il Quartiere Affari; esso, progettato dallo studio Kenzo Tange, comprende alcuni edifici realizzati tra il 1996 e il 1998: residenze, spazi ad uso pubblico, palazzi per uffici e sedi di importanti aziende.
"Le torri lombarde" sono un complesso residenziale realizzato tra il 1996 e il 2000 dagli architetti Pensotti-Ubaldi, composto da nove edifici, connessi tra loro da spazi comuni, che rappresentano il cuore residenziale del Quartiere Affari.
Tornando al quartiere alberato, sorto all'interno del Viale Alcide De Gasperi, a ridosso di questo l'architetto Bacciocchi realizzò nel 1955 l’unica vera piazza di Metanopoli, dominata dal complesso parrocchiale di Santa Barbara, di cui parleremo nel prossimo articolo. Altri elementi significativi furono poi i Laboratori di ricerca scientifica e tecnica di Bacciocchi che nel ’55 realizzò anche una parte del complesso sportivo (il campo di calcio, la tribuna e il tennis coperto) mentre la piscina coperta è stata attribuita a Bacigalupo e Ratti e la piscina scoperta a Zoppini e Mattioni.

Fa parte di Metanopoli anche la zona residenziale di via Kennedy, via Triulziana e via Moro, nata per soddisfare la domanda di abitazioni conseguente allo sviluppo delle società dell'ENI. Quest'area si differenzia però da Metanopoli per la concezione architettonica (alti palazzi con appartamenti più eleganti) e urbanistica: i giardini condominiali sono qui rigorosamente recintati, laddove a Metanopoli sono aperti alla funzione di verde pubblico, denotando un cambiamento di filosofia del costruire la città.
Nel prossimo articolo esamineremo il gioiello artistico di Metanopoli, la succitata chiesa di Santa Barbara, caratterizzata da forme pseudo-quattrocentesche toscaneggianti.