A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nello scorso articolo abbiamo ripercorso la storia della Cascina Rosa, e durante questo excursus è stato menzionato più volte un giardino di pertinenza; purtroppo la seconda guerra mondiale, l'urbanizzazione spinta della zona ed anche il degrado in cui era caduta la cascina stessa ne fecero in seguito perdere le tracce, e ben presto si trasformò in sterpaglia.
Dopo un periodo di tempo di qualche decennio, finalmente non molti anni fa l'area è stata recuperata alla città ed all'ambiente: dalle sterpaglie è infatti sbocciato in poco tempo l’Orto Botanico di Cascina Rosa, nato in seguito alla forzata chiusura del piccolo orto botanico della facoltà di scienze sito in via Colombo; i lavori per la preparazione del terreno (ormai ridotto a discarica) iniziarono nel 2000, e l'Orto venne ufficialmente inaugurato il 19 settembre 2002.
L'Università si è dotata così del terzo orto botanico accademico (oltre a quello di Brera e quello di Toscolano Maderno sul Garda): un'area di venticinquemila metri quadrati che accoglie moltissime tipologie di piante lombarde comprese quelle importate dal Settecento in poi; si tratta di un'opera concepita per il sostegno alla ricerca e alla didattica ma soprattutto si inserisce in un'ottica di conoscenza delle specie vegetali da parte di un vasto pubblico, non solo di esperti e appassionati.
L'Orto di Cascina Rosa punta infatti a ricostruire alcuni ambienti tipici, e continua così la tradizione storica degli orti botanici che, nati circa cinque secoli fa (pare che il primo sia stato realizzato a Padova nel 1545), a scopo di ricerca sulle piante medicinali, si diffusero presto in molte città d'Italia e, più tardi, anche nel Centro Europa.
L'area di Cascina Rosa è strutturata su un chilometro di percorsi che delineano degli spazi trattati a prato e bordati da essenze naturali di vario tipo: il percorso parallelo alla palazzina comprende le piante tintorie (ed un laboratorio per ragazzi mostra appunto i colori ottenuti da queste piante su matasse varie); segue un’area in cui vengono coltivate piante varie quali cereali, barbabietole e peperoncini; a seguire si raggiunge il percorso per non vedenti, con cartellini in linguaggio braille, composto da essenze odorose (ad esempio l’alloro). A lato un fontanile artificiale alimenta con le sue acque tre ambienti riprodotti fedelmente: marcita, brughiera e risaia; poco oltre si trovano orti ed una vigna con vitigni dell’Oltrepò Pavese (croatina, barbera, uva rara e riesling).
Un altro piccolo corso d’acqua naturale alimenta il laghetto e poi scarica nelle fognature cittadine; l’acqua viene pompata per evitare stagnazione, ed in conseguenza della pulizia di questa acqua nel laghetto si trovano pesci, rane e bisce d’acqua. La popolazione animale comprende poi aironi (che si nutrono dei pesciolini) e nibbi (che si nutrono di piccioni), come pure ricci e scoiattoli (sugli alberi piantati a filare lungo la recinzione nord), in letargo durante l’inverno.
Il vero punto di forza dell'Orto Botanico di Cascina Rosa, nonchè il motivo della sua costruzione, è però sicuramente rappresentato dalle serre: si tratta di tre strutture all'avanguardia che hanno pochi eguali in Europa e che consentono un notevole lavoro di ricerca. Di queste, una è dedicata alla conservazione invernale, mentre le altre due, altamente automatizzate, permettono una sperimentazione avanzata prevista dalle moderne metodologie molecolari. Esse comprendono un totale di 10 compartimenti autonomi dal punto di vista climatico e fotoperiodico.
Le serre riproducono i vari ambienti del mondo per simulare le condizioni originarie delle essenze che provengono da svariati paesi modulando luce, umidità e temperatura; la luce è resa il più possibile simile a quella del sole tramite vapori di mercurio e alogenuri, che riproducono tutto lo spettro, con ottima resa in quanto generano pochi raggi infrarossi..
La pianta usata come campione per le ricerche è l’Arabidopsis thaliana, che ha il vantaggio di avere un genoma stabile e conosciuto e un ciclo di riproduzione di due mesi; questo consente di fare sperimentazioni di variazione genetica con 6 cicli all’anno; le sperimentazioni vengono poi applicate alle altre essenze con geni simili a quelli testati.
Molte sono le varietà coltivate nelle serre: dal riso proveniente dal sud-est asiatico, con le spighe ricche di chicchi, al progenitore del mais, che produce piccole pannocchie con 10 semi sferici di colore nero ciascuna; dalle piante carnivore all’”albero dei fazzoletti”, varietà di tiglio (davidia involucrata) i cui fiori producono un involucro bianco simile ad un fazzoletto e noto in Inghilterra come "albero dei fantasmi".
Nell’orto botanico si svolgono anche attività culturali di vario genere: ad esempio il solstizio d’estate è un programma di visite guidate e spettacoli che si tiene a fine giugno, mentre all’interno della rassegna “Il ritmo delle città” si svolgono ogni anno concerti all’aperto durante l’estate.
La struttura richiede molto lavoro e sono benvenuti i volontari: se siete interessati potete chiamare l'Orto al numero 02/50320889 oppure l'associazione "Ambiente e Vita" al numero 338/5207254.