A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Proseguiamo l'esplorazione del borgo di Chiaravalle mantenendoci al di fuori del recinto abbaziale, che esamineremo in seguito.
Nello scorso articolo abbiano percorso velocemente la via san Bernardo, che collega la via Sant'Arialdo con la piazzetta centrale del borgo, e poi prosegue oltre verso la campagna. Ebbene proprio su questa via si affacciano i tre ristoranti del borgo (più l'osteria del già citato Circolo Arci), per cui possiamo anche definirla "la via del Gusto" di Chiaravalle.
Iniziamo dalla storica "Trattoria al Laghett", sita all'angolo tra le due vie suddette, giusto dietro alla cappella di cui ho parlato nello scorso articolo: l'Antica Trattoria Al Laghett esiste dal 1890, e si chiama così perché proprio qui c'era un bellissimo laghetto. E infatti la vecchia foto che compare sulla copertina del menu mostra un uomo in barca e sullo sfondo si vede l'Abbazia.
Quel laghetto è stato prosciugato molti anni fa e ora, purtroppo, al suo posto c'è solo boscaglia incolta, che fa da cornice alla cappelletta che si trova proprio sull'angolo della via San Bernardo, davanti al numero 2.
In quel bosco, racconta Matteo, che con fare simpatico e gentilissimo accoglie e serve i clienti della trattoria, andava a giocare da ragazzino. E l'uomo in barca della foto era suo nonno; ma in realtà nel laghetto pescavano i monaci, e la pesca era così abbondante che il pesce veniva portato alla mensa dei monaci e quello in eccedenza veniva venduto sul mercato; da qui verrebbe la serie di almanacchi intitolata "Il pescatore di Chiaravalle" ed ideata nel XVII secolo.
La trattoria è gestita dalla famiglia Gerosa da molti anni, dispone di un fresco pergolato di glicine, che fa da gradevole cornice ai tavoli all'aperto nella bella stagione, mentre d'inverno si sta davanti al caminetto, nei locali accoglienti dell'edificio ottocentesco.
Nella piazzetta centrale, invece, si trovano altri due locali, ai civici 32 e 36 della via san Bernardo. Se "Il caffè del borgo" è un locale relativamente recente, che fa ristorazione e happy hour, la "Locanda di Chiaravalle" ha in realtà preso il posta di un altro ristorante storico: la Trattoria San Bernardo. Ospitata presso quella che un tempo era la foresteria dell'Abbazia,
la locanda, con la sua bella insegna d'angolo. è stata pensata e arredata per ricreare un ambiente di casa: quattro sale, di diverse dimensioni, calde e accoglienti fin dall'ingresso, con un bel pianoforte a coda e poi librerie, poltrone, quadri, tappeti e tanti oggetti scovati da piccoli antiquari o in soffitta dai soci. A fare gli onori di casa sono in particolare due di essi, Andrea Ponti e Hebe Plaches.
Il giardino con vista sull'abbazia, splendida di giorno e magica di sera con la Ciribiciaccola illuminata, è una perfetta cornice e consente d'estate di mangiare all'aperto; ma anche d'inverno, accompaganata da adeguati menu, l'atmosfera è suggestiva.
A questo punto riprendiamo la via Sant'Arialdo e muoviamo verso l'abbazia. Sulla sinistra troviamo una cascina, che un tempo ospitava numerosi animali da cortile nell'aia ora trasformata nel parcheggio retrostante, di cui tuttavia si possono ancora apprezzare alcuni tratti architettonici; in seguito troviamo un ponte pedonale in legno sulla Vettabbia (o meglio sul collettore di Nosedo) che ci conduce all'ingresso principale dell'Abbazia.
Superata l'abbazia, di cui parleremo nei prossimi articoli, la via Sant'Arialdo passa nel mezzo delle proprietà di Cascina Gerola, di cui appare subito la stalla bruciata, ma che è tuttora in attività, ed in corrispondenza della quale la via subisce una lieve strettoia, memoria dei tempi antichi; si giunge quindi al cimitero, aperto nel 1895, che si estende su un'area di 82.000 mq con una superficie a verde complessiva di 13.500 mq, ed è preceduto da una piazzola per il capolinea dell'autobus 77 (salvo per le corse prolungate a Poasco) dove si trovano due enormi pioppi; al suo interno si trovano diversi tipi di sepolture: campi inumativi, colombari, ossari, cinerari e tombe di famiglia, nonchè una Chiesa per le celebrazioni religiose.
Poco oltre. infine sulla destra, si trova la cascina Fornace, che però a seguito di una pesante ristrutturazione ha totalmente perso le sue caratteristiche rurali, pur conservando i corpi di fabbrica, e a questo punto il bivio ci porta da una parte a Poasco e dall'altra, sulla prosecuzione della via sant'Arialdo, alla via Ripamonti.
Si conclude qui l'abitato di Chiaravalle, e si conclude anche la nostra serie di due articoli. Nei prossimi ci occuperemo dell'Abbazia perchè è vero che a Chiaravalle non c'è solo l'Abbazia, però... c'è anche l'Abbazia!