L'antico borgo di Cavriano

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Riprendiamo ad esplorare la via Cavriana, che stiamo percorrendo a partire da viale Forlanini, in direzione Nord.

Proseguendo nel nostro cammino, poco dopo la cascina Sant'Ambrogio, di cui ci siamo occupati nello scorso numero insieme alla Canavesa, sulla sinistra, contrassegnata dal numero civico 51, e' la cascina Cavriano, che da' il nome al borgo; di proprieta' del comune, che non si da' pena piu' di tanto per la manutenzione, e' gestita da una persona molto cordiale, che mi ha raccontato parecchi aneddoti sul borgo, appresi da zie e nonne.
La cascina, che e' tuttora in funzione, vanta un abbeveratoio e un fienile molto interessanti nella loro struttura originaria; ma il vero capolavoro e' la loggia cinquecentesca, nascosta nel fondo della corte, e mantenuta intatta. Essa e' il classico gioiello nascosto alla vista dei piu', ed infatti per accedervi occorre richiedere al gestore il permesso; le tre arcate parlano subito di tempi remoti (chi lo conosce trovera' immediate somiglianze con il loggiato di Vaiano Valle) e di palazzetti di campagna.

Di fronte alla suddetta cascina e' un ex monastero, che abbiamo citato in precedenza, cui e' associata una cascina, detta dagli abitanti del posto "La cort dei ciaparatt". Di questa vecchia probabile prebenda ecclesiastica, come detto collegata, secondo la leggenda, alle due chiese circostanti (Sant'Ambrogio e Santi Faustino e Giovita) mediante un passaggio sotterraneo, si conserva il bel portale con stemma, posto sotto il vincolo della soprintendenza come le cascine Sant'Ambrogio e Cavriano precedentemente citate.
Andando verso l'Ortica, sulla destra si trova un'altra cascina, di cui non si e' tramandato il nome, sita al numero civico 60, di cui e' suggestiva la vista dell'interno attraverso il portone, con un androne dotato di pavimento in rizzada e soffitto in travoni di legno.

La storia (o meglio la tradizione) e' ricca di racconti e aneddoti su questa via. Si narra ad esempio che, allontanatosi da Milano per le cascine Doppie, Lambrate e le vie San Faustino e Cavriana, Renzo Tramaglino apprese poi da un viandante che la citta' distava solo sei miglia, mentre lui ne aveva percorse dodici.
Cosippure si tramanda la tradizione che nel 1848, quando Radetzky, che amava andare a mangiare all'osteria dell'Oblio (attuale Hostaria del Oppio, sita in via Corelli, allora strada per Rivolta), fuggi' verso un luogo piu' sicuro, i soldati austriaci percorsero la via Cavriana. Gli abitanti della cascina Cavriano, allora, per paura che gli austriaci rapissero i bambini, li nascosero sotto la legna depositata nell'antica legnaia, un portico che dava sulla via Cavriana, attualmente murato in quanto adibito a locale chiuso, esponendoli così, in realtà, al rischio che gli austriaci li bruciassero, nel caso avessero pensato di dare fuoco alla legna.

Siamo a questo punto giunti al confine della nostra zona con quella adiacente, la zona 3, ove si trova la succitata chiesa dei Santi Faustino e Giovita, su cui hanno sempre gravitato gli abitanti del borgo di Cavriano.
La chiesa merita senz'altro una visita, innanzi tutto per l'estremo senso di raccoglimento che si prova entrando nell'unica, piccola, navata.
Una volta entrati, si puo' notare come la chiesa, all'interno, nasconda elementi di valore artistico e storico, quali ad esempio l'affresco nella cappella sinistra, risalente al XII o XIII secolo, che ricopriva un graffito risalente all'epoca del Barbarossa, che qui aveva deportato i milanesi delle Porte Nuova e Orientale, il quale e' ora riprodotto su un vicino pannello; oppure le tele e gli stucchi della cappella di San Giuseppe (dirimpetto alla precedente); o ancora le velette e i riquadri della volta.
La chiesa risale come detto al 1190, ma l'edificio attuale e' del 1519, ed ha necessitato di un restauro dopo i danneggiamenti della seconda guerra mondiale; il campanile, invece, e' quattrocentesco.