Cascina Caldera
A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nella zona ovest di Milano, in via Caldera 65, si trova una cascina molto interessante dal punto di vista storiografico in quanto la sua analisi stratigrafica ha permesso di rilevare l’evoluzione dell’architettura rurale in quella zona.
Si tratta di Cascina Caldera, che dà il nome alla via in cui si trova e il cui toponimo, di origine dialettale (“caldaia”), pare derivare dalla morfologia del luogo in cui sorge in quanto vi si trovava un avvallamento del terreno a forma circolare.
L’edificio ha origine nel XIV secolo, probabilmente come cenobio fortificato: risulta infatti citato nel 1422 come "casa dirrupata" in un documento di pagamento a un ente ecclesiastico, mentre nel 1439 risulta che il canonico prebendato della Chiesa di S. Ambrogio a Milano concede in affitto perpetuo a Beltramino Carcano alcuni terreni situati alla Cascina Caldera.
In seguito, verso la metà del XV secolo, vennero aggiunti due corpi alle estremità nord e sud, indi, nella terza fase, verso la fine del XV secolo, venne costruita la torre a sud, che rimarca la destinazione d’uso residenziale di villa di campagna voluta dalla ricca famiglia Rainoldi, che nel frattempo ne era divenuta la proprietaria.
Un cambiamento sostanziale nella struttura si ebbe all’inizio del XVI secolo, quando venne costruito un piccolo edificio di fronte alla casa padronale, destinandolo a stalla e quindi ad uso agricolo: questo edificio era in cotto, e ne rimangono tracce di due piani fuori terra, con aperture a feritoia verso l’esterno.
Alla metà del XVI secolo la stalla venne ampliata con portici laterali, che delimitavano questo lato dell’aia, e alla fine dello stesso secolo venne aggiunto un terzo lato, parallelo alla via Caldera, costituito da edifici, agli spigoli nord-est e nord-ovest, e da un portico che univa questi due edifici. Rimase aperto solo il lato sud, verso i campi.
La cascina appartenne alla nobile famiglia dei Rainoldi assieme alla cascina San Romano fino al 1596, quando le due cascine vennero divise tra i fratelli dello stesso casato, e sarebbe rimasta fino al 1753 di proprietà del ramo che si estinse con la morte del conte Giorgio Rainoldi, ultimo discendente della casata.
Nella fase risalente al secolo XVII venne costruita la cappella (affiancata al lato nord-est) e si ampliarono i portici a ovest. Una campata del portico a nord venne chiusa, generando così un corpo a due piani e definendo l'ingresso al complesso dalla via Caldera.
Una lapide in latino del 1608, visibile nei pressi dell'ingresso della cascina, attesta la dedicazione della scomparsa chiesetta a San Carlo Borromeo, che fece una visita pastorale nelle cascine della Pieve di Trenno nel 1576. La lapide ricorda come fu Cesare Rainoldi, che era stato soldato in Belgio sotto la guida di Alessandro Farnese (il generale noto anche per la battaglia di Lepanto), a volere la cappella, e come Cesare discendesse da Barbara Carcano e dal funzionario di corte Paolo Maria, che a suo volta era figlio del presidente del senato milanese Giovan Battista e nipote di Gian Giacomo, presidente della magistratura straordinaria.
La chiesetta dedicata a San Carlo con l’andare del tempo fu trascurata fino a diventare un deposito di attrezzi agricoli. Esso, pur essendo esterno, era collegato a quella porzione di cascina situata a nord-est. Al piano superiore vi era l'alloggio per il prete, mentre al piano terra si trovava la sacrestia; in questo locale, è ancora presente una nicchia, che era l'accesso diretto all'oratorio. L'Oratorio, edificato nel 1606, fu demolito alla fine degli anni '40 del XX secolo, caduto in rovina e non più funzionale alle attività della cascina: ne rimane solo la citata lapide murata sulla casa adiacente, su cui inoltre si vede ancora chiarissima la sagoma della chiesetta.
All’inizio del XVIII secolo si chiuse il quarto lato della cascina, quello verso sud, con una grande stalla, distribuita su quattro file di pilastri e 11 campate.
A partire dalla metà del secolo XVIII Cascina Caldera cambiò proprietà più volte e nel 1779 vennero apportate alcune migliorie funzionali: la data è incisa con i caratteristici caratteri dell’epoca nella parete in granito dell’abbeveratoio sotto il porticato sud, all’ingresso principale delle stalle dei bovini.
Nel 1843, subito dopo l’acquisto, i fratelli Corrado e Massimo Molo promossero alcuni lavori di ristrutturazione della cascina, tra cui la costruzione di "Tre stalle a ponente della Corte con fenile superiore e portico d’avanti in due campate per uso colonico" e la aggiunta alla casa d’abitazione padronale “di tre locali a piano terreno e tre superiori nel 1854”.
Verso la fine del XX secolo il Comune di Milano, proprietario attuale dell'area, dopo anni di abbandono la assegnò a Italia Nostra, che provvide ad effettuare interventi di manutenzione al fine di salvaguardare la cascina e renderla Punto Parco dell'adiacente Parco delle Cave. Infine il Comune decise di far tornare la cascina ad avere un ruolo principalmente rurale, e in essa, oltre a piccoli animali da cortile, si trovano numerosi cavalli in un maneggio, con un agricoltore che si prende cura del complesso.
Alla cascina arriva il bus 80 da De Angeli M1 o da San Siro Stadio M5.
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