A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
el settore nord-ovest di Milano esiste un borgo il cui nome evoca tempi di industrializzazione spinta: Bovisa. E pensare che il nome deriverebbe da "boves", cioè buoi, attestando così la sua antica vocazione agricola; il toponimo viene citato per la prima volta nel 1574.
Il borgo, che ospitava anche numerose ville, sorge intorno alla cascina Bovisa, facilmente individuabile nel suo nucleo originario sulla mappa settecentesca del Catasto Teresiano: essa sorgeva tra le attuali vie Varè, Ricotti e Mercantini e ne sono visibili in parte ancora oggi alcuni elementi residenziali in via Varè.
Il borgo sorgeva in quella parte di territorio inserito tra la Cerchia dei Bastioni Spagnoli e i comuni circonvicini, e nel 1757 la legge di Maria Teresa (attuata nel 1782 dal figlio Giuseppe II) che prevedeva lo spostamento dei cimiteri al di fuori delle mura cittadine lo fece annettere al neonato comune detto dei "Corpi Santi di Milano". Questo comune verrà poi incluso nel Comune di Milano il 1° settembre 1873 con Regio Decreto di annessione.
La Bovisa e le cascine circostanti costituivano il retroterra del popolato "Borgo degli Ortolani" che si trovava fuori Porta Tenaglia.
Del periodo agreste della Bovisa resta un'interessante testimonianza: la cascina Albana. Essa apparteneva ai Marchesi Brivio e veniva data ai contadini con un contratto di tipo "colonico misto", per cui ciascuna famiglia pagava in denaro l’affitto dei locali ed era tenuta a versare una parte fissa del raccolto. Nella cascina venivano allevati i bachi da seta e per questo tutto attorno erano fatti crescere alberi di gelso. Quasi ogni famiglia possedeva un animale e lo allevava, anche se l’attività prevalente era legata alla coltivazione dei campi, dei frutteti e degli orti.
Il passaggio dal periodo agreste al periodo industriale è testimoniato anche dal fatto che nella attuale chiesa della Bovisa, di Santa Maria del Buon Consiglio, sorta in via Ricotti su progetto di Monsignor Spirito Chiappetta (progettista tra l'altro di San Camillo De Lellis), tra il 1911 ed il 1917, si trova, alla sinistra dell’altare, un affresco in cui è raffigurata una Madonna con lo sfondo delle ciminiere della Bovisa.
Tra le tante industrie della Bovisa ne vogliamo ricordare due per il loro recente riutilizzo, che segue la trasformazione del borgo in quartiere di servizi.
Le "Cristallerie Livellara" nacquero nel 1923 a Gorizia come azienda commerciale, con attività e interesse rivolto verso gli articoli per la casa, con particolare attenzione per la porcellana e per il vetro, importato dalla Cecoslovacchia. Nel 1946 l'azienda decise di acquistare le Conterie Muranesi e produrre così un cristallo "diverso" dal tradizionale cristallo inglese o boemo. Dal 1952 questa tecnica venne portata a Milano, prima nella sede in viale Certosa, poi, nel 1964, nell'attuale sede, in via Bovisasca, all'interno delle strutture di un ex-oleificio, il Balestrini, un interessantissimo edificio di archeologia industriale. Nel 2015, all'interno dell'edificio, è stato aperto un locale pubblico dal nome "Spirit de Milan", luogo dove incontrare personaggi della vecchia Milano e imparare non solo il dialetto, ma anche qualche passo di swing.
La Ceretti e Tanfani, invece, è un'industria che dal 1894 produce macchine ed apparecchi di sollevamento, cavi e funi. La tecnologia dei metalli infatti ne consentì l’applicazione solo alla fine dell’Ottocento, e fu allora che in Italia l’entusiasmo degli ingegneri milanesi Giulio Ceretti e Vincenzo Tanfani dette vita all’azienda che ancora porta il loro nome.
Oggi negli stessi edifici ristrutturati è collocato il Campus Bovisa del Politecnico di Milano relativo alle Scuole di Architettura e alla Scuola di Design, che ospita anche importanti strutture di ricerca: il tutto, nel senso di una continua trasformazione del borgo.
Va poi sottolineata l'importanza del gas: in via Giampietrino, racchiusa dall’anello ferroviario, era infatti la zona dove nel 1905 iniziò la costruzione delle Officine del Gas, che fornivano l’intera città attraverso una rete sotterranea. Erano immediatamente riconoscibili per gli enormi contenitori che servivano allo stoccaggio del gas, detti ‘gasometri’. Le officine del gas alla Bovisa iniziarono l’attività nel 1908; la produzione era affiancata da quella delle Officine di San Celso, che successivamente, nel 1934, vennero chiuse con l’ingrandirsi delle officine in Bovisa.
Le Officine erano raccordate alla rete ferroviaria per l’approvvigionamento delle materie prime. Nell’area sorgeva inoltre la Villa Librera, ora scomparsa, che era circondata da un grande parco con alberi ad alto fusto e da terreni coltivati e irrigati dal Fontanile Marinella.
Chiudiamo infine con il monumento principale della Bovisa: in piazzale Bausan si trova una bella fontana dedicata ai Caduti della I Guerra Mondiale, realizzata nel 1928 dallo scultore Pogliani. Sull’orlo del tamburo sono incisi i seguenti versi di D’Annunzio:
“FONTANA PIA, LA TUA VOCE QUIETA IN MURMURE
PERENNE CI RACCONTA STORIE DEL PIAVE,
STORIE DELL’ISONZO. ESSA E’ LA VOCE DEI
NOSTRI MORTI CHE GIAMMAI SI ESTINGUE”.
Alla Bovisa si giunge dal Centro città con il tram 2.
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