A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Inurbata nella via Colletta, ben visibile solo a chi percorre la via
Emiliani, ma presente da più di quarant'anni è la chiesa dei Santi Angeli Custodi.
L'esterno estremamente sobrio non lascia intravedere la luminosità
dell'interno, impreziosito dalle vetrate di Padre Costantino Ruggeri; ma degli
aspetti artistici della chiesa parleremo nel prossimo articolo. In questo
vogliamo delineare la storia della parrocchia.
Essa fu fortemente voluta dal futuro Papa Paolo VI, Cardinal Montini, all'epoca
Arcivescovo di Milano, all'interno del "Piano Nuove Chiese" che negli anni
Sessanta del ventesimo secolo fece sorgere numerosi edifici religiosi nella
nostra città: ventidue, per la precisione, uno per ogni Concilio Ecumenico
fino ad allora svolto; queste le parole con cui egli introduceva il progetto:
"Sentiamo il dovere - dovere diciamo, non ambizione - di concorrere
senza stanchezza e senza lamento allo sviluppo della nostra metropoli, offrendole
l'assistenza religiosa e morale di tante nuove parrocchie quanti sono i nuovi
centri urbani."
In particolare, la parrocchia degli Angeli Custodi fu voluta il giorno 11
febbraio 1962 dal cardinale; la sistemazione prescelta fu in luogo di una
fabbrica dismessa, e a tal proposito il cardinale commentò:
"Quanto amo che la sala delle riunioni liturgiche coincida con un posto
già nobilitato dal lavoro; com'è giusto che la chiesa onori i lavoratori,
valorizzando la loro fatica."
Nel luogo deputato, come detto, sorgeva una fabbrica, il cui edificio
principale divenne anche la prima sede della parrocchia. Inizialmente per le
cerimonie si utilizzò uno stanzone al pianterreno, ed in seguito un lungo vano
sito al primo piano.
Il Cardinale fu sempre molto vicino alla parrocchia (venne a celebrare la
prima messa di Prima Comunione, nel 1962) ed al suo parroco, che egli stesso
aveva voluto per guidare il progetto, facendolo arrivare a Milano appositamente
da Varedo: Don Peppino Orsini, parroco di Santi Angeli fino alla sua morte,
avvenuta nel settembre 1995, avrebbe segnato la vita della neonata parrocchia
imprimendovi il suo carattere.
Un altro personaggio la cui presenza ed amicizia con Don Peppino segnò il
cammino della parrocchia fu senz'altro Marcello Candia.
Nato a Portici nel 1916 da genitori milanesi, perse la madre quando era
ancora sedicenne; questo evento lo fece dedicare totalmente allo studio e
alla preghiera, che si concretizzò fin dall'inizio nell'aiuto ai poveri.
Al termine dei suoi studi si laureò in chimica, in farmacologia e in
biologia, dopo di che andò a lavorare nell'industria paterna.
L'incontro con l'Amazzonia avvenne ancora prima della seconda guerra mondiale,
e lo segnò indelebilmente, in ispecie per la povertà dei popoli di quella terra.
La sua vocazione missionaria venne dalla frequentazione con i Cappuccini,
in particolare con quel Padre Daniele da Samarate che morì di lebbra in
Amazzonia, e che divenne per Marcello un ideale di vita.
Gli anni passarono, e solo nel 1965, dopo che la fabbrica di Milano,
distrutta da un grave incidente, fu ricostruita, e i debiti vennero pagati,
Marcello potè vendere la sua industria e partire per Macapà, in Brasile.
Qui, in diciotto anni, costruì un enorme ospedale e svolse numerose
opere di assistenza e promozione umana, occupandosi degli "ultimi": lebbrosi,
poveri, carcerati, disadattati e portatori di handicap.
Morì vent'anni fa, il 31 agosto, e già nel 1991 iniziò il processo
diocesano di canonizzazione che dovrebbe portare alla sua beatificazione in
tempi abbastanza brevi.