A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nell’excursus relativo al borgo di Tre Ronchetti, nello scorso articolo ci siamo occupati di Ronchettone e Ronchettino; qui invece parleremo della parte meglio conservata, Ronchetto delle Rane.
Questo agglomerato urbano si sviluppa attorno a due strade: l’una è la via Manduria, che conduce da una parte alla via dei Missaglia e dall’altra (pedonalmente o in bicicletta) al borgo di Selvanesco (passando da Cascina Amata) e quindi alla via Ripamonti; l’altra, la via Pescara, è una strada senza uscita da cui però si dipartono alcuni sentieri che congiungono con i borghi circostanti.
L’incomparabile bellezza di questo borgo sta nella sua omogeneità rurale: nulla sembra essere cambiato, specie sulla via Pescara, una strada ancora senza marciapiedi, con fossi vicini alle antiche case e cascine, ed un bellissimo cortile interno che altro non è che il proseguimento (pedonale) dei civici numeri della via stessa.
Ma procediamo con ordine: percorriamo da via Missaglia la via Manduria e subito sulla destra ci troviamo una cascina tuttora funzionante che, pur non facendone parte, gravita sui Tre Ronchetti: si tratta di Cascina Fornella; proseguiamo e, giunti all’angolo con via Pescara (cuore di Ronchetto delle Rane), troveremo sullla nostra sinistra un’antica chiesa, su cui ritornerò per alcune sue unicità prima di chiudere l’articolo. Girando a destra percorriamo la via Pescara: inizieremo trovando, sulla destra e sulla sinistra, due cascine private tenute in ottime condizioni e molto ampie; i loro numeri civici, forse per motivi storici, sono il 36 e il 37 (anche se la via inizia lì). A seguire, sulla destra si trova la comunale cascina Tre Ronchetti (civico 40/44), in gestione da un agricoltore che risiede appena fuori dalla città; nel settecentesco catasto Teresiano risulta un edificio a forma di elle di proprietà della famiglia Borromeo, mentre nell’ottocentesco catasto Lombardo-Veneto la cascina ha già la forma attuale, ossia un’ampia corte rettangolare delimitata da un edificio di abitazione a forma di elle (di cui sopra) e da vari rustici. L’edificio principale è composto da due parti: l’abitazione del fittabile, impreziosita da un portico a quattro campate sorretto da colonne in pietra, e quelle dei salariati, a ballatoio, sormontate da una torretta.
Sulla sinistra, invece, un gruppo di piccole case nasconde il cortile di cui accennavo in precedenza. Vale proprio la pena di infilarsi nel passaggio pedonale subito dopo il civico 41 e percorrere il sentiero che attraversa una serie di piccole, antiche ed eleganti villette, di cui una, ora in vendita, ha per tantissimo tempo ospitato una trattoria tipica, di quelle dove si mangiavano le rane (se non qui, dove?), un tempo sovrabbondanti, prese nelle rogge attorno al borgo. Terminata la deviazione, si torna sulla strada, dove, evitando anche solo con la vista un tentativo mal riuscito di riprodurre una cascina, si può riprendere la passeggiata inoltrandosi verso la campagna, ancora molto ben coltivata, e dopo aver osservato le gradevoli case che chiudono il borgo sulla destra, affacciate su una stradina laterale, proseguire sullo sterrato, lungo la roggia, fino ad una cappella sacra agreste, dove, sulla sinistra, si diparte un sentiero che, inoltrandosi nei campi, conduce fino a Quintosole.
Concludo facendo due brevi riferimenti alla seicentesca chiesetta dedicata ai Santi Pietro e Paolo, sita nel cuore del borgo di Ronchetto delle Rane. Essa ha due particolarità.
Nell'abside si trova infatti un ciclo di affreschi che, unico a Milano, è interamente dedicato alla vita di San Pietro. Si tratta di cinque composizioni, attribuite a Ercole Procaccini il Giovane, di notevoli dimensioni, decoranti il coro, ed ognuna di esse narra un episodio della vita dell'Apostolo.
L'altro elemento di spicco è rappresentato dall'organo, che viene tuttora utilizzato per rassegne di musica concertistica. Il 29 aprile 1748 l'allora parroco Don Giuseppe Bozzo chiese al prefetto di Porta Ticinese e al Cardinale Pozzobonelli di poter dislocare l'organo in posizione sopraelevata, direttamente in controfacciata, come lo si trova ora; e la data compare sul relativo documento di richiesta; questo ne fa l'organo più antico conservato nella città di Milano.