Tre Ronchetti: Ronchettone e Ronchettino

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

Nello scorso articolo abbiamo percorso la via dei Missaglia raggiungendo la località detta “Case Nuove”, sita all’incrocio con la via Selvanesco.
Prima di occuparci di Gratosoglio, ci spostiamo verso sud, fino al confine comunale con Rozzano, in un’area che da circa cinquecento anni prende il nome di “Tre Ronchetti”.
Ricordiamo che “ronco“ o “ronchetto” nel Medioevo indicava un luogo disboscato ed utilizzato a fini agricoli; e l'origine di questa denominazione risale a quasi cinque secoli fa, quando San Carlo, appena insediato vescovo a Milano, iniziando la conoscenza diretta della sua diocesi consentì agli abitanti del borgo di divenire comunità ecclesiale autonoma, erigendo Tre Ronchetti a parrocchia; era il 4 agosto 1567.
Il cardinale Federico Borromeo, nella sua visita pastorale del 1610, constatò la fioritura spirituale e l'attaccamento dei fedeli al loro parroco. Ciò favorì l'ottenimento della completa autonomia della parrocchia, svincolata dalla basilica di San Lorenzo da cui inizialmente dipendeva.
Una diretta conseguenza fu un progresso dal punto di vista economico, grazie al commercio fiorente della carta: gli abitanti del borgo, infatti, davano in affitto le pozze d'acqua ai raccoglitori di stracci che li trasformavano così in carta.
In seguito, nel 1781, l'aggregazione di Tre Ronchetti al comune dei Corpi Santi consentì un ancora maggiore sviluppo del commercio, e portò con sè anche la strada di collegamento alla città. Superati gli avvenimenti bellici del diciannovesimo secolo, l'abitato si ritrovò riunito a Milano nel 1873, e ciò segnò la decadenza del borgo, ridotto a quartiere di estrema periferia. Ma la forza d'animo degli abitanti fece sì che il borgo pian piano si riprendesse, fino ai giorni nostri, in cui rappresenta un’oasi di ristoro a pochi chilometri dal centro della città.
Il borgo è tuttora costituito da tre frazioni, anche se ormai di due di loro rimane poco: Ronchettone, sito sulla via dei Missaglia appena dopo il Campo Vismara (sulla sinistra uscendo da Milano), Ronchettino, sito vicino al capoloinea del tram numero tre in via Lelio Basso (a destra) e il ben conservato Ronchetto delle Rane, cui si accede tramite la via Manduria svoltandovi a sinistra all’ultimo semaforo cittadino di via dei Missaglia prima del confine con Rozzano.
La cascina Ronchettone è un tipico esempio di cascina lombarda a corte quadrata chiusa ed è gestita dal 1962 dalla famiglia Ubertone. Al suo interno ospita mucche, galline, oche, conigli e maiali, mentre a sud si estendono le coltivazioni di riso. Il terreno coltivato si estende per circa 40 ettari; di questi 32 sono destinati alla coltivazione del riso. Questa coltura, in questo particolare habitat, ha come inconvenienti la presenza di gamberi rossi (nei solchi pieni d’acqua, dove vanno a trascorrere l’inverno) e di anatre, mentre grazie al passaggio del tram e al suo rumore non si avverte il problema della presenza delle nutrie.
Oltre a ciò la cascina, dedita come detto all’allevamento di animali da cortile, un tempo vendeva anche galline, polli e tacchini; oggi in vendita si trovano le uova della galline stesse e il riso carnaroli coltivato nei terreni sopra citati.
Poco rimane invece della cascina Ronchettino, ormai urbanizzata a margine del quartiere di Gratosoglio: i fabbricati attuali costituivano parte integrante di un complesso rurale impostato secondo il sistema a corte. Tutta la parte formata dai rustici è andata distrutta e degli edifici che delimitavano la corte sono rimaste solo le abitazioni e alcuni depositi, che hanno mantenuto la stessa funzione fino ad oggi, mentre al piano terreno si è insediato un locale pubblico.
La parte meglio conservata del borgo, come detto, è quella detta Ronchetto delle Rane, e ce ne occuperemo estesamente nel prossimo articolo; qui mlimito a dire che il nome deriva evidentemente dalla grande presenza di questi animali in quel luogo e nelle rogge adiacenti, e che questo piccolo e grazioso borgo è restato pressochè immutato per quasi cinque secoli: ha avuto non molti anni fa un nuovo insediamento a nord del preesistente agglomerato urbano, con villette basse per rispettare la struttura rurale, e, più recentemente, un nuovo insediamento nel mezzo della via Pescara, su cui preferisco non fare commenti.